Superbonus 110%, Ferro (presidente Ingegneri): "Partito bene, ma adesso rischiamo il disastro. E ora rilanciamo la categoria" - TorinOggi.it - NEWS110

2022-07-16 01:35:23 By : Ms. Lucy Huang

Da poche ore è presidente dell’Ordine ingegneri di Torino e ha già ben chiara la sfida che lo attende nei prossimi anni. Giuseppe Ferro soppesa con attenzione però anche il presente, che si chiama – soprattutto – superbonus 110% e tutta l’ondata di dibattiti e preoccupazione che sta portando con sé, anche sul nostro territorio.

[Giuseppe Ferro, neo presidente dell’Ordine ingegneri di Torino]

Presidente Ferro, come vede la situazione dal suo punto di osservazione? “Quando collaboravo con il Consiglio superiore dei Lavori Pubblici (2010-2017, ndr) era stato introdotto il Sismabonus, che doveva essere l’alternativa in prevenzione rispetto ai costi che sosteneva lo Stato, ogni anno, andando a riparare i danni dei terremoti. Ma all’epoca non prese piede, soprattutto per l’imprevedibilità del fenomeno che non fece breccia tra le persone. Ben diverso l’investimento per l’efficientamento energetico: l’effetto si apprezza fin da subito, ma lo Stato non ci guadagna più di tanto. Il 110 è partito comunque con una logica interessante, rilanciando un settore che era completamente morto e in un periodo in cui i mutui erano piuttosto bassi: la ratio era solida, mettendo in sicurezza un patrimonio edilizio che altrimenti va degradando, per carenza di manutenzione. E si andava anche a contrastare quella fetta di nero che nell’edilizia andava fatta emergere. Ma non solo: lo strumento permetteva di pagare secondo le tariffe professionali“.

Ma poi cos’è successo? “Ha cominciato a incepparsi il meccanismo della cessione del credito, con scadenze che si modificavano continuamente e quindi scatenando la rincorsa ai materiali, a cominciare dai ponteggi. Ora non so come finirà, ma si rischia il disastro , tra caro materiali e altri problemi ancora”.

Ha anche detto, poco dopo essere stato eletto, che la vostra categoria dovrebbe essere più “coinvolta”, per esempio nella pianificazione del Pnrr. In che senso? “In Italia gli economisti sono molto più ascoltati di noi, sono considerati quasi come stregoni. Ma hanno finito per guardare sempre ai bilanci, più di ogni altra cosa. Nella programmazione hanno finito per tagliarci fuori, mentre siamo una figura che va oltre il profilo tecnico e dobbiamo essere assolutamente rivalutati. Anche per questo al Politecnico stiamo ampliando le competenze comprendendo anche materie umanistiche, sfuggendo un po’ a un percorso che alla fine rischia di inquadrare un po’ troppo le persone“.

Perché un giovane, di questi tempi, dovrebbe scegliere di diventare ingegnere? “Nel nostro Paese c’è grande fame di ingegneri e ci sono anche tanti candidati, ma soprattutto in certe discipline mancano energie fresche. A partire proprio dall’ingegneria civile, che ormai vede numeri di immatricolazioni molto bassi. Talmente bassi da non poter essere competitivi all’estero mentre, sul mercato interno, soffrono la concorrenza delle finte partite Iva, mentre in altri settori di ingegneria trovano subito un’assunzione a tempo indeterminato dalle aziende, anche grosse. Ma in generale percepisco una sottostima della figura dell’ingegnere: dobbiamo trasformare l’ingegneria e rilanciare nostra la figura. Anche nei confronti di quella dell’architetto, che ha un fascino quasi da artista. Non si capisce che invece che l’ingegnere è il motore dell’economia“.

Per chi, invece, ingegnere lo è già resta il tema della formazione continua. “In passato sono stati stabiliti crediti formativi obbligatori per mantenere l’iscrizione all’ordine, ma la partita non è stata gestita bene. C’è una trasformazione tecnologica clamorosa e chi si è laureato dieci o vent’anni fa rischia di perdersi tutte le innovazioni: bisogna fare squadra tra Ordine professionale e mondo formativo, a cominciare proprio dal Politecnico. Il Poli potrà essere l’ente formatore sull’innovazione tecnologica, dall’aerospazio a tutti gli altri ambiti: novità, aggiornamenti, tendenze. Mentre l’Ordine potrà rappresentare il collegamento tra chi studia e il mondo industriale e del lavoro che c’è all’esterno, a cominciare dai tirocini“.

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